venerdì 31 marzo 2017

Vieni, o Luce dell'anima - Dimitri di Rostov

Vieni, o Luce dell'anima, illumina le nostre tenebre.
Vieni, o nostra Vita, risvegliaci dal sonno di morte.
Vieni, o Medico dell'anima, guarisci le nostre piaghe.
Vieni, o Fuoco dell'amore divino, consuma le spine dei nostri peccati.
Vieni, o nostro Re, prendi possesso del nostro cuore, e regna.

Tu solo sei il nostro Re, e il nostro Signore.
O esultanza dell'anima nostra, gioia della mente, balsamo al cuore, o misericordioso Gesù!
Resta con noi e in noi, conservaci vicino a Te e con Te.
I nostri pensieri, parole ed azioni siano in Te, verso di Te e per Te: senza di Te nulla possiamo.
I nostri sentimenti, i sensi dell'anima nostra e del nostro corpo vivano ed operino in Te solo.
Tutta la nostra vita fino all'ultimo respiro sia consacrata alla gloria del tuo nome, o Dio nostro.


Dimitry di Rostov nacque a Makarovo nella regione di Kiev (Ucraina) nel 1651 con il nome di Danylo Savvich Tuptalo; nel 1668 prese i voti nel monastero di san Cirillo a Kiev con il nome monastico di Dimitry.
Nel 1675 venne nominato egumeno. Dopo una breve permanenza a Chernigov, Dimitry visitò parecchi monasteri della Bielorussia e dell’Ucraina, divenendo presto famoso per la sua eloquenza, sovente rivolta contro la morale lassista e il bere esagerato. Nel 1702 venne nominato metropolita di Rostov.
Condusse vita ascetica di preghiera e di digiuno e spesso aveva visioni celesti, servendo con zelo il Signore che lo chiamò a sè il 28 di ottobre del 1709 mentre pregava davanti ad una icona del Salvatore.
Canonizzato  dalla Chiesa Ortodossa Russa il 22 aprile 1757, san Dimitry viene festeggiato il 28 ottobre e ricordato il 21 settembre, giorno in cui vennero rinvenute le sue reliquie nel 1752.


Da:
- N. Arseniev, "La Sainte Moscou", Cerf 1948, p. 35 - Citato in: Giovanni Vannucci, "Il libro della preghiera universale", Libreria Editrice Fiorentina 1978, p. 221
- Agiografia su santiebeati: http://www.santiebeati.it/dettaglio/96067

giovedì 23 marzo 2017

For The Fallen - Laurence Binyon (musica di Douglas Guest)

Ieri un attentato a Londra.
Poche parole, una poesia di Laurence Binyon, "For The Fallen", "Per i caduti", messa in musica da Douglas Guest e solitamente impiegata nelle celebrazioni commemorative delle guerre.


Con ciò ovviamente, non intendo assolutamente supportare idee di guerra con alcuno. 

Anzi, banalizzando, credo dovremmo entrare nell'ottica dei Paesi con conflitti interni: continuare a vivere normalmente, senza mostrare paura (di cui invece i terroristi di nutrono) e cercando di indirizzare la politica verso scelte sagge, inclusive, non populiste. 
Che mondo lasceremo ai nostri figli? In buona parte, un mondo deciso dai nostri genitori ed un po' da noi stessi... spero sempre di agire al meglio. 

Per ora, pensiamo ai morti e feriti di Londra, senza tanti inutili flashmob e bandierine su Facebook.






For the fallen

They shall grow not old,
    as we that are left grow old:
Age shall not weary them,
    nor the years condemn.
At the going down of the sun
    and in the morning
We will remember them.
Per i caduti

Non invecchieranno, come
    invecchiamo noi che siamo rimasti.
L'età non li fiaccherà,
    né gli anni li condanneranno.
Al calar del sole
    ed al suo sorgere,
noi li ricorderemo.


lunedì 20 marzo 2017

Dammi da bere - Llama Viva

Gesù, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere».  (Giovanni 4, 6-7)

Qui una breve riflessione proposta dal gruppo "Llama viva", "Adoradores del Santuario" nazionale della grande promessa di Valladolid (Spagna) e pubblicata sulla rivista "Iglesia en Valladolid" (Chiesa a Valladolid) n° 268, del 6-31 marzo 2017.
Ecco la mia traduzione in italiano, seguita dal testo originale.


19 marzo 2017, III Domenica di Quaresima
"Dammi da bere" (Gv 4, 5-42)
Gesù avrebbe potuto conquistare la samaritana in cinque minuti; se soltanto avesse fatto sgorgare da una roccia dell'acqua e gliel'avesse offerta, lei sarebbe caduta ai suoi piedi, impressionata davanti a tale prodigio; ciononostante, Gesù sceglie un altro cammino, meno elevato, decide di non guardarla dall'alto, scrutandola, ma dal basso; questa attitudine, purtroppo, non è quella che sempre si mantiene nell'apostolato.
Gesù preferisce mendicare, mettersi ai suoi piedi e chiederle che gli dia da bere; la donna è conquistata, più che dal potere di Dio, dalla sua debolezza. Questa è l'attitudine di Gesù sulla croce, umiliandosi ci dice mendicante: "Ho sete". Le sue conquiste sono per Amore.
Mi chiedo davanti a Gesù esposto nell'Eucaristia chi sia in ginocchio davanti a chi... se sono io che mendico alcune bricioline o se è lui che mi chiede: "Dammi da bere".




19 de marzo de 2017, III Domingo de Cuaresma
“Dame de beber” (Jn. 4, 5-42)
Jesús podía haber conquistado a la Samaritana en cinco minutos; tan solo con ofrecerle el agua que hubiera hecho brotar de una roca, ella hubiera caído rendida a sus pies sobrecogida ante el prodigio; sin embargo, Jesús escoge otro camino menos encumbrado, decide no mirarla desde arriba, por encima del hombro, sino desde abajo; esta actitud, desgraciadamente, no es la que siempre se tiene en el apostolado.
Jesús prefiere mendigar, ponerse a sus pies y pedirle que le dé de beber, la mujer es conquistada por la debilidad, más que por el poder de Dios. Esta es la actitud de Jesús en la Cruz, humillándose nos mendiga: “Tengo sed”. Sus conquistas son por Amor.
Me pregunto ante Jesús expuesto en la Eucaristía quien está arrodillado ante quien… si soy yo quien mendiga unas migajillas o es Él el que me pide: “dame de beber”.

Da: Iglesia en Valladolid, n° 268. Sito ufficiale: http://www.archivalladolid.org/comunicacion/iglesia-en-valladolid.

mercoledì 15 marzo 2017

Preghiera - Léonce de Grandmaison

Gesù buono,
si diffonda la tua grazia,
venga la tua gloria
in me e nei miei fratelli.
Tutto il resto perde importanza al mio sguardo.
Fa' che io non abbia altra ambizione
che di esserti strumento docile,
e fuori di essa fa' che non trovi
né pace né consolazione.
Non mi appartengo più.
Non ho più diritto di rifiutare
a quelli che incontro
l'onda preziosa che per loro
tu versi in me.
Io non sono che il vaso,
ma la sorgente,
Maestro, sei solo tu.
Attingi, fratello, attingi,
e benedici il Signore Gesù
che ti porge quest’acqua.
Attingi: e senza mai dimenticare
Colui che ti disseta,
dimentica pure il vaso da cui ti fa bere.
Il vaso non brama che di servire,
consapevole che la sua argilla
è immensamente nobilitata
dal contatto delle mani divine.
E quando sarà logoro o incrinato
o posto tra i cocci,
gli basterà conservare,
con la gioia d'aver servito,
almeno una goccia del liquore che ha donato.
Questa goccia d’amore,
Gesù mio,
è tutto ciò che imploro per me.
Mi ripagherà divinamente
d’ogni fatica e d’ogni pena,
perché nessuna ricompensa
può saziare il mio animo,
se non tu stesso col tuo divino amore.
Amen.


Padre Léonce de Grandmaison (Septime Léonce Ludovic Loyzeau de Grandmaison), nato in Francia a Le Mans il 31 dicembre 1868 e morto a Parigi il 15 giugno 1927, è stato un sacerdote gesuita francese, teologo e famoso scrittore spirituale, fratello del generale Louis Loyzeau de Grandmaison.
"Ordinato sacerdote a Jersey (nelle Isole del Canale) il 24 agosto 1898. A 18 anni (nel 1886), era partito per Slough, in Inghilterra, per entrare nel noviziato in esilio francese. L'isola di Jersey lo ha poi ricevuto due volte, prima per lo studio della filosofia e poi, dopo un periodo di formazione nel collegio di Le Mans, per quattro anni di teologia. Divenuto sacerdote, ricevette l'incarico dell'insegnamento della stessa teologia fondamentale ai suoi confratelli, fra i quali era il più giovane. Per sette anni ha esercitato questo ministero nello scolasticato di Lione, a Canterbury poi a Ore Place, ad Hastings. Nel mese di agosto 1908 è stato nominato Superiore della "Casa degli scrittori" e direttore della rivista Étvdes. Egli assunse tale incarico preparando tre progetti: una Scuola Superiore di Studi Teologici, una rivista di teologia positiva e di filosofia religiosa, ed una sintesi cattolica sulla storia delle religioni. Il primo non ebbe successo sotto la sua egida, fu poi Pio X a fondare il Pontificio Istituto Biblico, diretto da un gesuita tedesco, padre Fonck. Il secondo assunse la forma della rivista Recherches de science religieuse (Ricerche di scienza religiosa). Il terzo fu affidato a Joseph Huby, Pierre Rousselot ed Alexandre Brou: Christus: Manuel d'histoire des religions (Christus: Manuale di storia delle religioni) (1912).
Dominique Avon e Philippe Rocher, Les jésuites et la société française (XIXe-XXe siècles), Toulouse, Éd. Privat, coll. «Hommes et communautés», 2001, p. 103

Da:
- fr.Wikipedia 
- AAVV, E il Dio della pace sarà con voi - Benedizioni e preghiere per la famiglia - Edizioni Piemme 2002, p. 80. (L. de Grandmaison)

martedì 14 marzo 2017

Kyrie eleison – Howard J. Prior

Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. - Matteo 23

Il pensiero subito salta a tutte le volte in cui non si testimonia con la vita quanto si professa nella fede.

Riflettendo su questo tema, mi torna alla mente un canto ascoltabile e scaricabile gratuitamente dal sito Three Legged Music, dalla pagina delle composizioni di musica cristiana contemporanea (threeleggedmusic.com/contemporary): Kyrie Eleison (Call for mercy).


Ecco il testo originale in inglese con la mia traduzione:


Kyrie Eleison

Kyrie Eleison,
Lord have mercy on us,
Christ have mercy on us.

(repeat)

We have failed to love you
With all our heart and soul and mind.
And we have failed to love each other
In the way that you have shown.


Kyrie Eleison,
Lord have mercy on us,
Christ have mercy on us.


Humbly we approach you
Confessing all our sins to you.
Forgive us, Lord, as we repent
And cleanse us from unrighteousness.

Kyrie Eleison,
Lord have mercy on us,
Christ have mercy on us.

Christ have mercy on us.
Christ have mercy on us.
Kyrie Eleison

Kyrie Eleison,
Signore, abbi pietà di noi,
Cristo, abbi pietà di noi.

(bis)

Non ti abbiamo amato
con tutto il cuore e l'anima e la mente.
E non ci siamo amati gli uni gli altri
nel modo che tu ci hai mostrato.


Kyrie Eleison,
Signore, abbi pietà di noi,
Cristo, abbi pietà di noi.


Umilmente ci avviciniamo a te
confessandoti tutti i nostri peccati.
Perdonaci, Signore, noi siamo pentiti
e mondaci dalla nostra ingiustizia.

Kyrie Eleison,
Signore, abbi pietà di noi,
Cristo, abbi pietà di noi.

Cristo, abbi pietà di noi.
Cristo, abbi pietà di noi.



Da: Three Legged Music Limited, www.threeleggedmusic.com.
Words and music by Howard J. Prior
© Copyright 2000 Three Legged Music Limited,
2 Cronk Cullyn, Colby, Isle of Man, IM9 4NQ, British Isles.
All rights reserved.

lunedì 13 marzo 2017

Amaos - Grupo Kairoi

«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
- Giovanni 15, 9-11


Qui un canto composto da José Miguel Cubeles, del gruppo spagnolo Kairoi: Amaos (Amatevi), ovviamente con testo e traduzione in italiano, dopo il video.


 
Amaos

Como el Padre me amó,
yo os he amado.
Permaneced en mi amor,
permaneced en mi amor.


Si guardáis mis palabras
y como hermanos os amáis,
compartiréis con alegría
el don de la fraternidad.
Si os ponéis en mi camino,
sirviendo siempre a la verdad,
fruto daréis en abundancia,
mi amor se manifestará.

Como el Padre me amó,
yo os he amado.
Permaneced en mi amor,
permaneced en mi amor.


No veréis amor tan grande,
como aquél que os mostré.
Yo doy la vida por vosotros:
amad, como Yo os amé.
Si hacéis lo que os mando,
y os queréis de corazón,
compartiréis mi pleno gozo,
de amar como Él me amó.

Como el Padre me amó,
yo os he amado.
Permaneced en mi amor,
permaneced en mi amor.
Amatevi

Come mi ha amato il Padre,
io vi ho amati.
Rimanete nel mio amore,
rimanete nel mio amore.


Se osservate le mie parole
e come fratelli vi amate,
condividerete con gioia
il dono della fraternità.
Se vi mettete sulla mia strada,
servendo sempre la verità,
frutti darete in abbondanza,
il mio amore si manifesterà.

Come mi ha amato il Padre,
io vi ho amati.
Rimanete nel mio amore,
rimanete nel mio amore.


Non vedrete un amore più grande
di quello che io vi ho mostrato.
Io do la mia vita per voi:
amatevi come io ho amato voi.
Se fate ciò che io comando
e vi amate di cuore,
condividere la mia gioia piena,
di amare come Egli mi ha amato.

Come mi ha amato il Padre,
io vi ho amati.
Rimanete nel mio amore,
rimanete nel mio amore.



Dall'album: "Y ahora, Señor" del 1985.

venerdì 10 marzo 2017

El Shaddai - Michael Card

Oggi desidero condividere un brano molto bello di Michael Card e John Thompson, con un testo che impiega citazioni dirette dalla Bibbia e che prende il titolo da uno dei nomi di Dio in ebraico, El Shaddai, Dio Onnipotente. Pubblicato originariamente nel 1981 nell'album "Legacy" e portato al successo l'anno successivo da un'altra cantante cristiana, Amy Grant, qui lo propongo nell'interpretazione dello stesso Michael Card nell'album live "Scribbling in the sand", del 2002.




Ecco qui il testo, con la mia traduzione:


El Shaddai

El Shaddai, El Shaddai,
El-Elyon na Adonai,
age to age 
You're still the same,
by the power of the name.
El Shaddai, El Shaddai,
Erkamka na Adonai,
we will praise and lift You high,
El Shaddai.

Through Your love
and through the ram,
You saved the son of Abraham;
through the power of Your hand,
turned the sea into dry land.
To the outcast on her knees,
You were the God who really sees,
and by Your might,
You set Your children free.

El Shaddai...

Through the years
You've made it clear,
that the time of Christ was near,
though the people couldn't see
what Messiah ought to be.
Though Your Word
contained the plan,
they just could not understand
Your most awesome work was done
through the frailty of Your Son.

El Shaddai...

El Shaddai...
El Shaddai

El Shaddai, El Shaddai, [Dio onnipotente]
El-Elyon na Adonai, [Dio altissimo, o Signore]
attraverso i secoli
tu sei sempre lo stesso,
per la potenza del tuo nome.
El Shaddai, El Shaddai,
Erkamka na Adonai, [Ti ameremo o Signore]
Noi ti loderemo e ti innalzeremo,
El Shaddai.

Per il tuo amore
e per mezzo del montone,
hai salvato il figlio di Abramo;
per la potenza della tua mano,
hai mutato il mare in terraferma.
Per l'esiliata in ginocchio [Agar],
tu eri il Dio che vede davvero,
e con la tua potenza,
hai liberato i tuoi figli.

El Shaddai...

Nel corso degli anni
hai fatto capire
che il tempo di Cristo era vicino,
anche se la gente non riusciva a vedere
che cosa il Messia sarebbe dovuto essere.
Sebbene la tua Parola
già contenesse il progetto,
semplicemente essi non potevano capire che
la tua opera più grandiosa è stata compiuta
attraverso la fragilità del tuo Figlio.

El Shaddai...

El Shaddai...


Dall'album "Scribbling in the Sand"
Per chi se la cava con l'inglese, consiglio di leggere l'articolo di Wikipedia al proposito: en.wikipedia.org/wiki/El_Shaddai_(song).

lunedì 6 marzo 2017

Nunc coepi, Adesso inizio - OMV Nigeria

Ora ci troviamo in Quaresima. Trovo di grande ispirazione le riflessioni condivise su Facebook dalla Congregazione degli Oblati di Maria Vergine della Nigeria.
Qui di seguito traduco il post del Mercoledì delle Ceneri:


Riflessione quaresimale: 1 ° giorno.
Ricominciare
Cari amici, invito tutti a viaggiare con me durante tutto questo tempo santo della Quaresima. Come al solito, avremo una riflessione quotidiana che ci guiderà nel corso di questi 40 giorni. Per 40 giorni intendo da oggi fino a Venerdì Santo: dovete infatti tener presente che le domeniche sono escluse dai giorni di digiuno.

Il fondatore della Congregazione degli Oblati di Maria Vergine, il Ven. P. Bruno Lanteri, usava un'espressione particolare: "Adesso comincio". Se anche uno cadesse mille volte, mille volte dovrebbe rialzarsi, dicendo "ADESSO COMINCIO". Non ci sono limiti al ricominciare.

Così, amici, mentre iniziamo questo tempo di Quaresima, vorrei riflettessimo sul Vangelo del giorno (Matteo, capitolo 6).
Il Vangelo ci presenta i tre punti cardinali della Quaresima: la preghiera, il digiuno e l'elemosina. Nella loro osservanza, in un modo o nell'altro, dobbiamo però tenere presente che dobbiamo agire in modo modesto e segreto, cosicché il Padre nostro celeste che vede nel segreto ci ricompenserà.

Il punto della preghiera: La grazia di ricominciare.

Preghiamo: Signore Dio, iniziando questo tempo di grazia, aiutaci ad essere sempre sulla strada giusta. La tua grazia ci segua in questo giorno. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.



Lenten reflection: Day 1.
Beginning again
Dear friends, I invite all of us to journey with me throughout this Holy Season of Lent. As usual, we shall be having daily reflection to guide us throughout these 40 days. By 40 days, I mean, from today till Good Friday. Bear in mind that Sundays are excluded from the days of fasting.

The founder of the Congregation of the Oblates of the Virgin Mary, Ven. Fr Bruno Lanteri has the expression, Now I Begin. That even if one has to fall a thousand times, he/she should rise thousand times and say, NOW I BEGIN. There's no limit to beginning again. 

So friends, as we begin this season of lent, I want us to reflect on the Gospel of the day (Matthew chapter 6). 
The Gospel presents to us the 3 cardinal points of Lent: Prayer, Fasting and Alms-giving. As we observe them in one way or the other, let us bear in mind that we are to carry them out quietly and in secret so that our Heavenly Father who sees all that is done in secret will reward us.

Prayer point: The grace to begin again.

Let us pray: Lord God, as we begin this season of grace, help us to always be on the right track. May your grace follow us throughout this day. Grant this, through Christ our Lord. Amen.


Da: OMV Nigeria - Post su Facebook del 01/03/2017:

domenica 5 marzo 2017

Messaggio del Card. Arcivescovo Bergoglio per la Quaresima 2013

Come post per la prima domenica di quaresima, pubblico una mia traduzione del testo integrale del Messaggio dell'allora Cardinale Bergoglio alla sua diocesi di Buenos Aires per la Quaresima 2013, l'ultima (iniziata) prima dell'elezione al soglio pontificio. Segue il documento originale dal sito dell'Arcivescovado argentino: http://www.arzbaires.org.ar/inicio/homilias.html



Ai sacerdoti, religiosi e laici dell'Arcidiocesi.
Laceratevi il cuore e non le vesti, 
ritornate al Signore, vostro Dio,
perché Egli è misericordioso e pietoso,
lento all'ira, di grande amore...
Poco a poco, attraverso i media,  ci abituiamo a sentire e vedere la cronaca nera della società contemporanea, presentata quasi con perversa gioia, e ci abituiamo anche a toccarla ed a sentirla intorno a noi e nella nostra stessa carne. Il dramma è nelle strade, nel quartiere, nella nostra casa e, perché no, nel nostro cuore. Conviviamo con la violenza che uccide, distrugge famiglie, accende guerre e conflitti in tanti Paesi del mondo. Conviviamo con l'invidia, l'odio, la calunnia, la mondanità nel nostro cuore. La sofferenza degli innocenti e dei miti non smette mai di colpirci; il non rispetto dei diritti delle persone e dei popoli più fragili non ci è così lontano; il potere assoluto del denaro con i suoi effetti diabolici come la droga, la corruzione, il traffico di esseri umani - anche di bambini - insieme alla povertà materiale e morale sono all'ordine del giorno. Anche la distruzione di un lavoro dignitoso, le dolorose migrazioni e la mancanza di futuro si uniscono a questa sinfonia. E neppure i nostri errori e peccati, come Chiesa, esulano da questo grande quadro. Gli egoismi più personali, giustificati ma non per questo più piccoli, e la mancanza di valori etici in una società che metastatizza nelle famiglie, nella convivenza di quartieri, paesi e città, ci rendono noti i nostri limiti, la nostra debolezza e la nostra incapacità di trasformare questa lista innumerevole di realtà distruttive.

La trappola del'impotenza ci porta a pensare: ha senso cercare di cambiare tutto questo? Possiamo fare qualcosa, di fronte a questa situazione? Vale la pena di provare se il mondo continua la sua danza carnevalesca mascherando tutto per un po'?

Tuttavia, quando la maschera cade, la verità appare e, anche se a molti dirlo suonerà anacronistico, riappare il peccato, che ferisce la nostra carne con tutta la sua forza distruttiva, distorcendo i destini del mondo e della storia.

La Quaresima si presenta come un grido di verità e di speranza sicura, che viene a rispondere di sì, che è possibile non truccarci e dipingere sorrisi di plastica come se niente fosse. Sì, è possibile che tutto sia nuovo e diverso, perché Dio è ancora "ricco di bontà e di misericordia, sempre pronto a perdonare" e ci incoraggia a ricominciare più e più volte.

Oggi siamo ancora una volta invitati ad intraprendere un cammino pasquale verso la Vita, cammino che include la croce e la rinuncia; che sarà disagiato, ma non sterile. Siamo invitati a riconoscere che qualcosa non va in noi stessi, nella società e nella Chiesa, a cambiare, a fare un'inversione di rotta, a convertirci.

Quest'oggi, sono forti e provocatorie le parole del profeta Gioele: Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio. Sono un invito a tutte le persone, nessuno è escluso.

Laceratevi il cuore e non il vestito di una penitenza artificiale senza garanzie di futuro.

Laceratevi il cuore e non il vestito di un digiuno formale e di adempimenti che continua a mantenerci soddisfatti.

Laceratevi il cuore e non il vestito di una preghiera superficiale ed egoista che non raggiunge le profondità della propria vita per lasciarla toccare da Dio.

Laceratevi il cuore per dire con il salmista: "abbiamo peccato". "La ferita dell'anima è il peccato: Oh povero ferito, riconosci il tuo medico! Fagli vedere le ferite delle tue colpe. E visto che a Lui non si nascondono i nostri segreti pensieri, fagli sentire il grido del tuo cuore. Muovilo a compassione con le tue lacrime, la tua insistenza, importunalo! Che ascolti i tuoi sospiri, che il tuo dolore giunga fino a Lui fino a che, finalmente, ti possa dire: Il Signore ha perdonato il tuo peccato." (San Gregorio Magno) Questa è la realtà della nostra condizione umana. Questa è la verità che ci può avvicinare all'autentica riconciliazione... con Dio e con gli uomini. Non si tratta di screditare l'autostima, ma di penetrare nelle profondità del nostro cuore e di prendersi cura del mistero della sofferenza e del dolore che ci tiene legati da secoli, migliaia di anni... da sempre.

Laceratevi il cuore in modo che da quella fenditura possiamo davvero guardare a noi stessi.

Laceratevi il cuore, aprite il vostro cuore, perché solo in un cuore squarciato e aperto può entrare l'amore misericordioso del Padre che ci ama e ci guarisce.

Laceratevi il cuore, dice il profeta, e Paolo ci chiede quasi in ginocchio "lasciatevi riconciliare con Dio". Cambiare stile di vita è il segno e il frutto di questo cuore spezzato e riconciliato da un amore che ci supera.

Questo è l'invito, davanti a tante ferite che ci fanno male e che possono portare alla tentazione di indurirci: Laceratevi il cuore per sperimentare nella preghiera silenziosa e serena la tenerezza di Dio.

Laceratevi il cuore per sentire quell'eco di tante vite spezzate, e che l'indifferenza non ci lasci inerti.

Laceratevi il cuore per poter amare con l'amore con cui siamo amati noi, consolare con la consolazione con cui siamo consolati e condividere ciò che abbiamo ricevuto.

Questo tempo liturgico che oggi la Chiesa inizia non è solo per noi ma anche per la trasformazione della nostra famiglia, della nostra comunità, della nostra chiesa, del nostro paese, del mondo intero. Sono quaranta giorni per convertirci verso la santità di Dio; per convertirci in collaboratori che ricevono la grazia e la possibilità di ricostruire la vita umana, affinché ogni uomo sperimenti la salvezza che Cristo ha conquistato per noi con la sua morte e risurrezione.

Insieme alla preghiera ed alla penitenza, come segno della nostra fede nella potenza della Pasqua che tutto trasforma, ci disponiamo anche ad iniziare, come altri anni, il nostro "gesto quaresimale di solidarietà".

Come Chiesa di Buenos Aires che cammina verso la Pasqua e che crede che il Regno di Dio è possibile, abbiamo bisogno che, dal nostro cuore lacerato dal desiderio di conversione e dall'amore, germoglino la grazia ed il gesto efficace per alleviare il dolore di tanti fratelli che camminano insieme a noi. "Nessun atto di virtù può essere grande se con esso non si cerca anche il beneficio degli altri... Quindi, se anche tu passassi tutto il giorno in digiuni, se anche dormissi sulla dura terra, e mangiassi cenere, e sospirassi continuamente, se non facessi del bene agli altri, non faresti nulla di grande." (San Giovanni Crisostomo)

Questo anno della fede che stiamo vivendo è anche l'opportunità che Dio ci dona per crescere e maturare nell'incontro con il Signore che si rende visibile nel volto sofferente di tanti ragazzi senza futuro, nelle mani tremanti degli anziani dimenticati e nelle ginocchia vacillanti di molte famiglie che ancora ancora affrontano la vita senza trovare chi le sostenga.

Vi auguro una santa Quaresima, penitenziale e feconda Quaresima e, per favore, vi chiedo di pregare per me. Gesù vi benedica e la Santa Vergine si prenda cura di voi.

Paternalmente
Card. Jorge Mario Bergoglio S.J.
Buenos Aires, 13 febbraio 2013, Mercoledì delle Ceneri





A los sacerdotes,  consagrados y laicos de la Arquidiócesis.
 Rasguen  su corazón y no sus vestidos;
vuelvan ahora al Señor su Dios,
porque Él es compasivo y clemente,
lento para la ira, rico en misericordia…

Poco a poco nos acostumbramos a oír y  a ver, a través de los medios de  comunicación, la crónica negra de la sociedad contemporánea, presentada casi con  un perverso regocijo, y también nos acostumbramos a tocarla y a sentirla a  nuestro alrededor y en nuestra propia carne. El drama está en la calle, en el  barrio, en nuestra casa y, por qué no, en nuestro corazón. Convivimos con la  violencia que mata, que destruye familias, aviva guerras y conflictos en tantos  países del  mundo. Convivimos con la envidia, el odio, la calumnia, la  mundanidad en nuestro corazón. El sufrimiento de inocentes y pacíficos no deja  de abofetearnos; el desprecio a los derechos de las  personas y de los  pueblos más frágiles no nos son tan lejanos; el imperio del dinero con sus  demoníacos efectos como la droga, la corrupción, la trata de personas - incluso  de niños - junto con la miseria material y moral son moneda corriente. La  destrucción del trabajo digno, las emigraciones dolorosas y la falta de futuro  se unen también a esta sinfonía. Nuestros errores y pecados como Iglesia tampoco  quedan fuera de este gran panorama. Los egoísmos más personales justificados, y  no por ello más pequeños, la falta de valores éticos dentro de una sociedad que  hace metástasis en las familias, en la  convivencia de los barrios, pueblos  y ciudades, nos hablan de nuestra limitación, de nuestra debilidad y de nuestra  incapacidad para poder transformar esta lista innumerable de realidades  destructoras.

La trampa de la impotencia nos lleva a pensar: ¿Tiene sentido tratar de cambiar  todo esto? ¿Podemos hacer algo frente a esta situación? ¿Vale la pena intentarlo  si el mundo sigue su danza carnavalesca disfrazando todo por un rato? Sin  embargo, cuando se cae la máscara, aparece la verdad y, aunque para muchos suene  anacrónico decirlo, vuelve a aparecer el pecado, que hiere nuestra carne con  toda su fuerza destructora torciendo los destinos del mundo y de la historia.

La Cuaresma se nos presenta como grito de verdad y de esperanza cierta que nos  viene a responder que sí, que es posible no maquillarnos y dibujar sonrisas de  plástico como si nada pasara. Sí, es posible que todo sea nuevo y distinto  porque Dios sigue siendo “rico en bondad y misericordia, siempre dispuesto a  perdonar” y nos anima a empezar una y otra vez. Hoy nuevamente somos  invitados a emprender un camino pascual hacia la Vida, camino que incluye la  cruz y la renuncia; que será incómodo pero no estéril. Somos invitados a  reconocer que algo no va bien en nosotros mismos, en la sociedad o en la  Iglesia, a cambiar, a dar un viraje, a convertirnos.

En este día, son fuertes y desafiantes las palabras del profeta Joel: Rasguen el corazón, no los vestidos: conviértanse  al Señor su Dios.  Son una invitación a todo  pueblo, nadie está excluido.

Rasguen el corazón y no los vestidos de una penitencia artificial sin garantías de futuro.

Rasguen el corazón y no los vestidos de un ayuno formal y de cumpli-miento que nos sigue manteniendo  satisfechos.

Rasguen el corazón y no los vestidos de una oración superficial y egoísta que no llega a las entrañas de la  propia vida para dejarla tocar por Dios.

Rasguen los corazones para decir con el salmista:  “hemos pecado”. “La herida del alma es el pecado: ¡Oh pobre herido, reconoce  a tu Médico! Muéstrale las llagas de tus culpas. Y puesto que a Él no se le  esconden nuestros secretos pensamientos, hazle sentir el gemido de tu corazón.  Muévele a compasión con tus lágrimas, con tu insistencia, ¡importúnale! Que oiga  tus suspiros, que tu dolor llegue hasta Él de modo que, al fin, pueda decirte:  El Señor ha perdonado tu pecado.” (San Gregorio Magno) Ésta es la realidad  de nuestra condición humana. Ésta es la verdad que puede acercarnos a la  auténtica reconciliación… con Dios y con los hombres. No se trata de  desacreditar la autoestima sino de penetrar en lo más hondo de nuestro corazón y  hacernos cargo del misterio del sufrimiento y el dolor que nos ata desde hace  siglos, miles de años… desde siempre.

Rasguen los corazones para que por esa hendidura podamos mirarnos de verdad.

Rasguen los corazones, abran sus corazones, porque sólo en un corazón rasgado y abierto puede  entrar el amor misericordioso del Padre que nos ama y nos sana.

Rasguen los corazones dice el profeta, y Pablo nos  pide casi de rodillas “déjense reconciliar con Dios”. Cambiar el modo de vivir  es el signo y fruto de este corazón desgarrado y reconciliado por un amor que  nos sobrepasa.

Ésta es la invitación, frente a tantas heridas que nos dañan y que nos pueden  llevar a la tentación de endurecernos: Rasguen los corazones para experimentar en la oración silenciosa y serena la  suavidad de la ternura de Dios.

Rasguen los corazones para sentir ese eco de tantas vidas desgarradas y que la indiferencia no nos  deje inertes.

Rasguen los corazones para poder  amar con el amor con que somos amados, consolar con el consuelo que somos  consolados y compartir lo que hemos recibido.

Este tiempo litúrgico que inicia hoy la Iglesia no es sólo para nosotros, sino  también para la transformación de nuestra familia, de nuestra comunidad, de  nuestra Iglesia, de nuestra Patria, del mundo entero.  Son cuarenta días  para que nos convirtamos hacia la santidad misma de Dios; nos convirtamos en  colaboradores que recibimos la gracia y la posibilidad de reconstruir la vida  humana para que todo hombre experimente la salvación que Cristo nos ganó con su  muerte y resurrección.

Junto a la oración y a la penitencia, como signo de nuestra fe en la fuerza de  la Pascua que todo lo transforma, también nos disponemos a iniciar igual que  otros años nuestro “Gesto cuaresmal solidario”. Como Iglesia en Buenos Aires que  marcha hacia la Pascua y que cree que el Reino de Dios es posible necesitamos  que, de nuestros corazones desgarrados por el deseo de conversión y por el amor,  brote la gracia y el gesto eficaz que alivie el dolor de tantos hermanos que  caminan junto a nosotros. «Ningún acto de virtud puede ser grande si de él no se  sigue también provecho para los otros... Así pues, por más que te pases el día  en ayunas, por más que duermas sobre el duro suelo, y comas ceniza, y suspires  continuamente, si no haces bien a otros, no haces nada grande». (San Juan  Crisóstomo)

Este año de la fe que transitamos es también la oportunidad que Dios nos regala  para crecer y madurar en el encuentro con el Señor que se hace visible en el  rostro sufriente de tantos chicos sin futuro, en la manos temblorosas de los  ancianos olvidados y en las rodillas vacilantes de tantas familias que siguen  poniéndole el pecho a la vida sin encontrar quien los sostenga.

Les deseo una santa  Cuaresma, penitencial y fecunda Cuaresma y, por favor, les pido que recen por  mí. Que Jesús los bendiga y la Virgen Santa los cuide.

Paternalmente
Card. Jorge Mario Bergoglio s.j.
Buenos Aires, 13 de febrero de 2013, Miércoles de Ceniza

mercoledì 1 marzo 2017

Mettere da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera - Jeff Astley


1 Timoteo 6, 6-19
 '...così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera' (v. 19)

E così inizia la Quaresima, il momento in cui con Gesù usciamo nel deserto. In questo luogo deserto, dobbiamo accontentarci dei soli beni necessari, di base. Il denaro è inutile laddove non ci sia nulla da comprare e nessuno che venda o che possa essere colpito dalla nostra ricchezza. Affamati, assetati, accaldati ed impoveriti, nel deserto dobbiamo imparare il significato di "avere a sufficienza". Ed anche ad accontenarcene.

La Bibbia offre poco conforto per i ricchi, che hanno altre comodità su cui contare. E' questo il loro problema. Il cristianesimo ci incoraggia a gioire di tutte le buone cose che il mondo offre, ma anche ad imparare a farne a meno. Sebbene vi siano brani dell'Antico Testamento che vedono la prosperità come un segno della benedizione di Dio, le sue parole più dure sono rivolte ai ricchi che trascurano i poveri. Quando mettiamo le nostre ricchezze al primo posto, come nostro primo amore, tutto il resto rimane sottovalutato: i doni della natura, le nostre relazioni, le necessità del prossimo, coloro che non hanno nulla. "Nell'inganno di molti desideri insensati e dannosi" (v. 9), la nostra vita spirituale cadrà presto in rovina ed il nostro amore di Dio sarà distrutto.

Nel deserto possiamo trovare altre tentazioni, ma là fuori abbiamo una possibilità di imparare ad accontentarci di ciò di cui abbiamo bisogno - piuttosto che consumare sempre di più delle cose che non ci servono - e quindi ad "acquistarci la vita vera".


Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che non odi nulla di ciò che hai fatto
e perdoni i peccati di tutti coloro che sono pentiti:
crea e plasma in noi nuovi e contriti cuori
affinché noi, degnamente lamentando i nostri peccati
e riconoscendo la nostra miseria,
possiamo ricevere da te, il Dio di ogni misericordia,
perfetta remissione e perdono;
per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
un solo Dio, ora e sempre.


Da: J. Astley, L. Lane, H.A. Hartley, G. James, "Reflections for Lent - 2017", Church House Publishing 2016.
Libretto di riflessioni sulle letture proposte dal Common Worship Lectionary, composte da alcuni dei principali scrittori spirituali e teologici contemporanei. App scaricabile da questa pagina dell'Editrice della Chiesa d'Inghilterra, che offre anche la possibilità dell'installazione gratuita: https://www.chpublishing.co.uk/apps/reflections-for-lent-2017.
Traduzione mia.